Categoria: | Quaderni |
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Il movimento cattolico pugliese (1881-1904)
12,91 €
Descrizione non presente…
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Il volume, con allegato CD, rappresenta il momento conclusivo di un entusiasmante progetto culturale avviato nel 2009: la seconda edizione del Festival di Musica e Filosofia di Bari svoltosi tra il mese di dicembre 2009 e il mese di marzo 2010, di cui sono qui raccolti i contributi teorici e la produzione musicale e artistica.
Il tema scelto per quel secondo appuntamento con la speculazione filosofica ed il fare musicale, in continuità con la prima edizione del Festival dell’anno precedente, era stato ancora il Tempo, “la Musica e il Tempo”, tema quanto mai ampio, proteiforme, stimolante.
Invitati a declinarlo in relazione al proprio personale campo di ricerca furono chiamati accademici, compositori, artisti, docenti di filosofia, di Belle Arti, interpreti strumentisti, che nelle due giornate dedicate – il 18 dicembre 2009 e il 12 marzo 2010 – si alternarono nella presentazione del proprio contributo allo sviluppo del tema indicato.
L’esito finale di quei momenti di scambio e confronto tra chi la musica la compone, la esegue, la rappresenta e la indaga – con qualche illustre assenza – è questo prodotto editoriale che vede la luce tra mille difficoltà per le esigue risorse a disposizione, per il mutato clima culturale, ed anche per una leggera flessione della volontà in chi il Festival di Musica e Filosofia di Bari lo ha concepito.
Pur nella consapevolezza della reale composizione strutturale dell’Immagine Sacra – un semplice manichino –, il prenderne atto rafforza il rapporto di figliolanza con l’Idea rappresentata dall’Immagine. Ogni nuovo atteggiamento – di attenzione, di cura – produce un senso di umana familiarità tra chi lo produce e Chi da quella Immagine è rappresentata in terra.
Il volume, realizzato da dottorandi e dottori di ricerca del Dipartimento di Studi Anglo-Germanici e dell’Europa Orientale dell’Università di Bari, include un’ampia tipologia di testi e di problematiche inerenti sia alla traduzione letteraria (contributi di Giovanna Epifania, Michele Salamina, Margherita Ippolito, Maria Giovanna Nigro, Lorena Carbonara, Marija Bergam, Angela Teatino) che alla traduzione specializzata (contributi di Paola Gaudio, Floriana Palladino, Vita M. Mastrosilvestri) e di saggistica varia (contributi di Roberta De Santis, Maria Cristina Consiglio, Francesco Faniello) nella misura in cui tali campi di indagine sono realmente delimitabili.
I materiali sono organizzati in due parti: nella prima, “Traduzione”, sono inclusi otto studi chepropongono altrettante riflessioni su specifiche problematiche interpretative; nella seconda, “Traduzioni”, sono raccolte cinque prove di traduzione presentate a fronte del testo originale in considerazione del carattere bidirezionale dell’atto traduttivo.
Questa pubblicazione, che si configura come uno zibaldone a più mani piuttosto difforme, vuole essere una testimonianza di affetto e riconoscenza nei confronti di Vito Bellomo, da parte di amici e colleghi.
«Poi scoppiò un terremoto, la Rivoluzione di ottobre, e vennero quei giorni che sconvolsero il mondo, e misero ordine in molti cervelli». È con queste parole che Ruggero Grieco avrebbe ricordato, molti anni dopo, il fatidico 1917, che schiuse «la via rivoluzionaria» a schiere di militanti socialisti, formatisi sotto il segno nefasto della Grande guerra.
Il volume muove dagli anni dell’infanzia e della formazione culturale, contrassegnati dalle asprezze di una difficile vicenda familiare, da una non comune passione per la letteratura e dalla precoce e intensa attività pubblicistica, ampiamente richiamata nelle prime pagine. Si diffonde quindi nella ricostruzione dell’attività politica dispiegata alla testa del Partito comunista d’Italia, con l’intento di inquadrare questa figura oltre la cornice del meridionalista e dirigente contadino, da tempo consolidata nella storiografia ma non esaustiva della varietà degli impegni attesi nel gruppo dirigente del Pcd’I dalla sua fondazione.
Stampa comunista, documenti di partito e carte di polizia sono le fonti con cui interloquisce l’autrice, attenta a porre in rilievo gli sviluppi dell’analisi della crisi italiana e internazionale condotta dai comunisti con l’evoluzione politica compiuta da Grieco, che dinanzi al rincrudire della reazione fascista abbandonò l’originario settarismo per contribuire alla messa a punto del nuovo progetto politico nato sotto l’egida gramsciana, espresso dalla parola d’ordine dell’«Assemblea repubblicana dei comitati operai e contadini».
Nonostante il coatto abbandono degli aspetti più avanzati di quella elaborazione durante gli anni della stretta staliniana, essi costituiranno preziosa semente nell’Italia repubblicana, quando il partito comunista si imporrà sulla scena politica come una realtà di massa.
Le “Cronache dal Belgio” colpiscono il cuore giovane di chi viaggia, osserva e cresce attraverso altre realtà. Sono uno specchio che riflette uno sguardo lucido.
Bari non è lontana da Bruxelles, ma è distante dalle certezze dei luoghi conosciuti, dal calore degli affetti, dai legami di sempre. È proprio il distacco a divenire ricerca, luogo interiore della crescita personale.
In questi racconti di viaggio, attraverso volti e città, usanze e luoghi, s’intrecciano gli eventi, che diventano una chance in più verso il futuro.
Le tante voci diverse sono rappresentate dalla quotidianità dei gesti, da momenti fissati attraverso gli scatti fotografici, scanditi dalla minuziosità del ripercorrere il tempo come fosse un diario, per suggellare il ritmo dei giorni. Non c’è una meta in questo narrare, Milella offre al lettore e a se stessa un percorso di vita da guardare e ascoltare, esperienza di un vissuto comune a un’intera generazione.
“Parlare il corpo” con le sue maschere, a cominciare da quella che nella nostra cultura è la superficie più letterale: l'abito, forma di un rapporto del corpo con il mondo e con gli altri corpi. L'abito riveste, e nella iterazione è il richiamo a successive e infinite superfici, a una metamorfosi, che fa sì che il punto limite del corpo non sia il “corpo nudo” ma il ripetersi dei rivestimenti. La moda rappresenta una scrittura dell'abbigliamento, e qui 'scrittura' sta per tutto ciò che traduce, interpreta, costruisce e decostruisce il corpo, superandosi sempre: la moda si origina nel contrasto tra travestimento e carattere, e si fonda sul paradosso dell'obbligatorio e dell'immotivato. Solo l'abito e il maquillage possono esemplarmente esporre il corpo a un rapporto con la letteratura, l'iconografia, il mito, l'immaginario, le tecnologie, poiché ne “abbassano” la dignità fino alla frivolezza. Il rapporto tra scritture valica la sistematicità di struttura: è una scienza 'poco seria”, singolare e un po' curiosa di tutte le altre scienze.
Ho studiato il postmoderno al CeaQ, seguendo i seminari di Michel Maffesoli. Ho partecipato al workshop di Franko B e l'ho intervistato. Ho recensito performance in Italia e in Francia. Ho intervistato Kyrahm e Julius Kaiser, Angélique Cavallari, Manuela Centrone, Marco Fioramanti (per quanto riguarda la Body-Performance-art), Antonio Bilo Canella, per quanto riguarda la performazione teatrale. Infine ho performato io stessa. In questo saggio racconto la mia iniziazione. Attraverso il viaggio nel mondo delle arti performative voglio mostrare come questo contatto divino tra pubblico e artista avvenga non solo a un livello esterno di immedesimazione, ma fino al punto da eliminare la distanza tra pubblico, artista e opera e rendere possibile una fusione olistica, come rito di passaggio da uno stato di coscienza individuale verso una coscienza collettiva, tribale, postmoderna, sacra e profana che tutto impregna e trascende. (i.p.)
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