Categoria: | Poesia |
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Come erano belle le ali del tempo
10,00 €
Mari ra Calabria, beddu, prima calmu, poi agitatu, culuratu verdi, ropu blu. I to occhi mu ricordunu. Sunnu beddi comu a iddu, amuri meu bellissimu.
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Mari ra Calabria, beddu, prima calmu, poi agitatu, culuratu verdi, ropu blu. I to occhi mu ricordunu. Sunnu beddi comu a iddu, amuri meu bellissimu.
Categoria: | Poesia |
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Una fessura rosa
di luna
e un abbraccio
improvviso
di un bambino
piovono sul mio cuore
emozionandolo.
Un piccolo canzoniere. Ma non una raccolta casuale ed estemporanea. Perché se è vero che l’avventura poetica nasce per caso, quasi da subito viene sostenuta e indirizzata dall’idea di scrivere precisamente 52 haiku, o similhaiku (comunque poesie di soli tre versi): uno per ogni settimana che c’è in un anno. E di accompagnare queste poesie con testi, anch’essi brevi, che ne spiegano più compiutamente il significato o il contesto in cui sono nate, oppure si aprono a libere riflessioni o si trasformano in miniracconti di fatti realmente accaduti a chi scrive. Ecco allora che il canzoniere è diventato una sorta di diario (lirico, saggistico e narrativo) di un anno di esistenza, inaspettatamente influenzata dalla comparsa della pandemia, ma da questa né schiacciata né monopolizzata.
Passioni politiche e sportive, paesaggi naturali e urbani, amici e parenti, malinconie, rabbia e felicità… In questo modesto zibaldone c’è un po’ di tutto. Come nella vita.
Iridescenze è un viaggio nel tempo e nell’interiorità alla ricerca di emozioni, illuminazioni, esperienze di molteplice natura. Il mistero e la bellezza della realtà naturale, l’amore nelle sue declinazioni di eros e agape, la compassione per gli ultimi e la condanna degli ingiusti e potenti corrotti costituiscono alcune sfumature di un’iride più variegata e non riducibile a puro biografismo.
Lo scenario è Bari, una città che scopre, giorno dopo giorno, i negozi che chiudono e le sue strade non più riconoscibili tra crisi e movida. Al centro delle cronache nazionali, il capoluogo pugliese è divenuto un palcoscenico per romanzieri, registi, poeti.
Così l’autore cerca lo spleen di una realtà cittadina rappresentando esistenze vere e disincantate. Appaiono donne e uomini di una contemporaneità raccontata attraverso la vitalità del quartiere Libertà o le ansie di un venditore di call center.
In una prospettiva di oggettività, ecco i profili di un politico corrotto, di un manager senza lavoro, di docenti in crisi, ossia i personaggi di un’opera che vuole essere un bilancio in versi dedicato agli anni dell’incertezza.
Ha qualcosa di magico il simbolismo che l’etimologia della parola “anima” racchiude in sé. Essa, infatti, deriva dal greco άνεμος, “soffio, vento”. E proprio leggeri come aneliti di vento, i versi delle poesie di Paola De Marzo ci raccontano le storie dell’anima, tra luce e buio, stati di grazia ma anche cadute rovinose, costruzioni, illusioni, distruzioni e rinascite in quel ciclo infinito che gli antichi definivano metamorfosi.
[Dalla prefazione di Marida Piepoli]
Ciò che conta è avere imparato le piccole cose in cui la grandezza della vita si copre… ad avere il mondo davanti agli occhi e non soltanto in cuore… e non vergognarsi di guardare il denaro contato con pigre dita dal fattorino. Ciò che importa soprattutto è aver imparato a riconoscere ciò che è inferno da ciò che inferno non è e costruire un paese dove riconoscere l’altro come amico, in un senso comune che non sia più il disagio, ma l’amore per la vita e ciò che la rende tale, la meraviglia di un inaspettato bello. Finalmente zittire l’inutile oracolo che ripete: “sono tutti morti”, sostituendolo con un libro che dica: “noi siamo ancora vivi, la poesia non è finita”.
L’azione dello scrivere è capace di restituire concretezza e dare forma a sentimenti che solitamente scorrono via.
C’è bellezza nel donare, bellezza nel ricevere. Se questi haiku, brevi componimenti poetici nati nel Seicento in Giappone, si muovono verso una destinazione significa che c’è ancora desiderio nel mondo, c’è armonia, ci sono potenziali lettori a cui questi “scatti poetici” (solo diciassette more) possono s-velare qualcosa. O scatenare frammenti d’immaginazione. Si può rimanere impigliati con tutto il corpo nell’amore presente in questo tipo di scrittura o che da alcuni haiku “erompe”, scompiglia le anime, fa rumore… come certi silenzi che accolgono il cambiamento.
Questa raccolta celebra la dolcezza della vita che sboccia, il miracolo della nascita, è un canto di benvenuto per una nuova anima che porta con sé la speranza del domani.
I versi sono accompagnati dalle raffinate e intime illustrazioni di Lucia de Marco.
Questo libro nasce da una medicina. Una medicina che ha squarciato la gabbia della mia psicosi. Quando l’ho presa, improvvisamente mi sono accorto di avere un passato, e che questo passato non si riduceva all’incidente del 2001, nel cui ricordo ero rimasto incapsulato. Improvvisamente rivedevo tutto: ma la mia memoria era stata irrimediabilmente violata, oltraggiata, traumatizzata. Il mio passato apparteneva a un altro. Io non ero più il Marco di prima. Nella mia vita si era creato uno spartiacque…
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