C’era una volta un banco di S…
«Scuola!» diranno subito i miei (piccoli) lettori. No, ragazzi (e non) avete sbagliato. C’era una volta un banco di Salumeria.
Assaporato il piacere di “citare” forse il più geniale degli incipit della letteratura italiana moderna, tenterò di spiegare l’azzardato (?) accostamento evocando l’esperienza comune dei lettori di un dialogo “classico”: «È un po’ di più, lascio?». Bene, provate ora a invertirne il senso: «È un po’ di meno, aggiungo?».
Ecco che abbiamo la situazione-tipo del docente che “negozia” le ore di “didattica a distanza” affettando ore di “scuola in diretta” (ndr video lezioni sincrone) fino a quando la bulimica pretesa della “didattica all’etto” non sia soddisfatta.
Vi sembro esagerata o poco ortodossa? (anche entrambe le cose): ripensate alle compiaciute conversazioni tra mamme (sì, lo ammetto, ho un pregiudizio di genere, ma statisticamente la presenza paterna nei cortili delle scuole, o meglio lo “stazionamento in chiacchiere” e speculari versioni virtuali in chat, è poco rilevante…), nelle quali si sente spesso “soppesare” l’avanzamento della classe dei propri pargoli nell’unità di misura “numero di quaderni/disciplina”.
Traslando la questione dal Peso al Tempo, la didattica a distanza si misura, secondo alcuni, in ore di video-lezione, ossia di surroga del tempo frontale con tempo tele-visivo. Sì, proprio quello: perché la dimensione innovativa della didattica digitale sembra perdersi del tutto nel vecchio concetto di intrattenimento oculare, “vedersi a distanza” etimologicamente parlando, in quei “cortili convegnistici” in cui la Virtus di intrattenimento del docente e della scuola in generale assurge a categoria assoluta di mantenimento dell’Ordine delle Cose.
Pedagogia del “tempo vuoto”. Per una Scuola “a misura” di Bambino e di Adolescente. (Ovvero: apologia della dimensione asincrona dell’apprendimento a distanza)
Da Claparede a Montessori, da Piaget a Winnicot, da Zavalloni a Ritscher, chiunque abbia dedicato la propria vita di studi e di ricerche all’osservazione dei bambini e degli adolescenti “in apprendimento” ha sollecitato l’Adulto a osservare il più ossequioso rispetto dei loro Bisogni, tra i quali il Tempo riveste un posto di eccezionale rilevanza, perché intrecciato non solo al flusso dei processi di apprendimento ma anche alla percezione che di esso ha ciascun “apprendista del mondo e della vita”: piacere, interesse, motivazione e gratificazione nell’apprendimento sono legati a filo doppio con la disponibilità del “tempo proprio”.
Le Neuroscienze e le straordinarie tecnologie diagnostiche per immagini (neuroimaging) ci confermano l’indissolubilità degli aspetti emotivi e cognitivi nell’apprendimento: fretta, ansia, stanchezza sono le peggiori declinazioni di un “tempo” sbagliato dell’apprendimento.
“Più è, meglio è” rappresenta un pregiudizio assolutamente diffuso che lega l’idea di rinforzo a quella di reiterazione o sovraesposizione.
Nello scenario inaspettato e inconsueto in cui la pandemia ha catapultato grandi e piccoli indistintamente, le rapide modificazioni della relazione educativa e dei processi di insegnamento-apprendimento, scolastico e non, necessitano di un tempo adeguato per la riflessione e l’elaborazione.
Al momento possiamo senza dubbio rilevare alcuni importanti punti fermi:
– esser-ci per l’Altro è qualità della relazione e dello “stare insieme”, non luogo e nemmeno tempo;
– sentirsi “vicini” è vitale per mantenere il legame educativo, che si nutre di rassicurazione socio-affettiva;
– le diverse modalità di interazione on-line, proposte anche in tenera età (e.g. scuola dell’infanzia e scuola primaria) hanno svolto una funzione cruciale di continuità pedagogica, prima ancora che didattica;
– su tali modalità e sui molteplici repertori di strumenti didattici digitali è arrivato il momento di interrogarsi in relazione alla prassi consolidata e non più solo alla teoria e alla troppo invocata sperimentazione ‒ perennemente ‒ innovativa;
– la relazione pedagogica a distanza qualificata è possibile in chiave “trialogica” e collaborativa, dunque ben oltre la riduttiva accezione di didattica a distanza;
– la dimensione Tempo trova eccezionali possibilità di personalizzazione nella sapiente proposta di attività asincrone “learner-driven”, più che nella discutibile replica online della relazione frontale “teacher-centred”;
– asincrono può essere: creatività, ricerca, consolidamento, rinforzo metacognitivo, autovalutazione, collaborazione tra pari.
Conclusione (temporanea): per una pedagogia della prossimità
Paura della “distanza” e della “perdita di tempo”?
Concetti consolidati come autonomia e significatività dell’apprendimento potrebbero bastare a supportare una consapevole proposta pedagogico-didattica che non sia più ancella dell’emergenza, bensì frutto della riflessività dei docenti, che grazie alla “digitalizzazione forzata” degli ultimi mesi hanno personalmente sperimentato cosa sia una “comunità di pratica mediata dal digitale”.
Saper immaginare proposte didattiche che abbiano cura anche della dimensione pedagogica della relazione è valore imprescindibile che precede la dicotomia “in presenza” vs “a distanza”: può esserci (enorme) distanza anche in un’aula fisicamente gremita, tanto quanto può esserci prossimità in una comunità di apprendimento online.
La chiave è nella progettazione, senza dubbio, ma anche e soprattutto nella facilitazione dei processi collaborativi: co-teaching e co-learning, la relazione apprenditiva tra pari si nutre di relazioni e di scopi condivisi, di risorse e di strategie, di benessere e di piacere della scoperta.
SILVANA ANTONIA SASANELLI
Dirigente Scolastica
Istituto Comprensivo Pascoli – Cappuccini
Noci (Ba)
Dirigente Scolastica
Istituto Comprensivo Pascoli – Cappuccini
Noci (Ba)