Categoria: | Poesia |
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SAVELLETRI
in versi leggeri
8,00 €
Savelletri assurge, in questa raccolta, a cuore di un territorio lirico nettato, essenzializzato, vivificato infine da quell’umano miracolo che è, sempre, la parola poetica.
8,00 €
Savelletri assurge, in questa raccolta, a cuore di un territorio lirico nettato, essenzializzato, vivificato infine da quell’umano miracolo che è, sempre, la parola poetica.
Categoria: | Poesia |
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Una fessura rosa
di luna
e un abbraccio
improvviso
di un bambino
piovono sul mio cuore
emozionandolo.
Caratteristica dei componimenti poetici giapponesi è la brevitas: solo tre versi rispettivamente di cinque, sette e cinque sillabe, in totale diciassette, senza dimenticare la dimensione naturale, cosmica, che la rende universale; come una specola sul mondo, un osservatorio emotivo, naturale, che si allarga al “noi” ovvero a quell’umanità che veniva al primo posto nella scala dei valori di un bravo medico quale Nicky Brienza è stato.
Nicky è uno stato d’animo, è mille storie, mille sigarette che detestavo e tante chiacchierate. Racconti, incontri, pensieri, promesse, canzoni, gioco. Ricordi di Famiglia. Piccoli segreti. È una voce corposa che risuona dal di dentro e ti parla ancora.
Rilke, nella lettera a un giovane poeta, afferma che un’opera d’arte è buona se nasce da una necessità. Questo mio lavoro non so dire se sarà buono, non lo sarà per i tanti che credono nell’inutilità della poesia, ma, forse, proprio questa gratuità lo rende prezioso; è un esercizio della gratitudine, un gesto concreto che farà “battere cuori”. Nasce dalla necessità e dal bisogno di verità che muove la scrittura, prima che si asciughi la memoria.
A coronamento di un programma di educazione dei giovanissimi su temi di rianimazione cardiopolmonare, parte dei ricavi derivanti dalla vendita del libro sarà devoluta per l’acquisto di un defibrillatore da donare all’associazione “La città che sale” del dott. Emilio Nacci, con il quale Nicky da qualche anno insieme al prof. Tommaso Fiore e, ultimamente, al dott. Nicola D’Onghia, portava avanti un progetto di educazione alla gestione dell’arresto cardiaco nelle scuole.
Un piccolo canzoniere. Ma non una raccolta casuale ed estemporanea. Perché se è vero che l’avventura poetica nasce per caso, quasi da subito viene sostenuta e indirizzata dall’idea di scrivere precisamente 52 haiku, o similhaiku (comunque poesie di soli tre versi): uno per ogni settimana che c’è in un anno. E di accompagnare queste poesie con testi, anch’essi brevi, che ne spiegano più compiutamente il significato o il contesto in cui sono nate, oppure si aprono a libere riflessioni o si trasformano in miniracconti di fatti realmente accaduti a chi scrive. Ecco allora che il canzoniere è diventato una sorta di diario (lirico, saggistico e narrativo) di un anno di esistenza, inaspettatamente influenzata dalla comparsa della pandemia, ma da questa né schiacciata né monopolizzata.
Passioni politiche e sportive, paesaggi naturali e urbani, amici e parenti, malinconie, rabbia e felicità… In questo modesto zibaldone c’è un po’ di tutto. Come nella vita.
Mentre rumoreggiano schermaglie di vacui duelli su come si scrive, su come si legge il dialetto barese, che molti vorrebbero lingua viva, ma la feriscono con termini desueti e pronuncia arcaica, altri si attardano con pensierini e dedicucce, tanti si dicono poeti e tanti detentori del verbo… arriva lui, Davide Ceddìa, con il dialetto 2.0 a dimostrare che il dialetto è lingua viva perché si nutre di cultura e si aggiorna come tutte le lingue vive.
Alla base, dunque, un bel bagaglio culturale, una bella sensibilità artistica, musicale, attoriale e poi un giovanile entusiasmo con cui affronta impegni artistici e poetici.
È davvero una bella soddisfazione constatare che la gente non è quel “popolino” che molti vorrebbero ammansire con dialetti sguaiati al servizio di risate grasse e volgari. Il popolo di F.B. ha promosso la raffinata e colta ironia di Davide che usa il dialetto barese per far ridere e sorridere, per commuovere e pensare. Così come deve essere. Poi ci sono le sue canoni, le sue musiche, le sue interpretazioni e la sua chitarra. Credo che Davide lascerà un bel segno del suo passaggio.
Vito Signorile
Dopo alcuni anni, l’Autore torna all’amore per la poesia e “canta” la sua terra, la Murgia pugliese, ricca di suggestioni che spaziano dai ricordi dell’infanzia alla descrizione dei luoghi, delle tradizoni, del tempo che scorre.
Questa raccolta di poesie è una selezione di quelle scritte dal 2018 al 2021 ed è pubblicata a distanza di dodici anni dall’ultima (Viandante del mare, Adda Editore, Bari 2009).
Il lungo silenzio di nove anni è stato determinato da un profondo declino di vita che ha soffocato la mia anima. Silenzio sofferto per empatia sprecata che, nel tempo, ha spento in me la poesia. Infine l’alba nasce dalla riconquista del dialogo con me stesso, che mi ha indotto a un sereno approccio con il valore dell’esistenza, mia e degli altri, e che mi ha permesso di affermare che «in fine sto amando».
L’azione dello scrivere è capace di restituire concretezza e dare forma a sentimenti che solitamente scorrono via.
C’è bellezza nel donare, bellezza nel ricevere. Se questi haiku, brevi componimenti poetici nati nel Seicento in Giappone, si muovono verso una destinazione significa che c’è ancora desiderio nel mondo, c’è armonia, ci sono potenziali lettori a cui questi “scatti poetici” (solo diciassette more) possono s-velare qualcosa. O scatenare frammenti d’immaginazione. Si può rimanere impigliati con tutto il corpo nell’amore presente in questo tipo di scrittura o che da alcuni haiku “erompe”, scompiglia le anime, fa rumore… come certi silenzi che accolgono il cambiamento.
Questa raccolta celebra la dolcezza della vita che sboccia, il miracolo della nascita, è un canto di benvenuto per una nuova anima che porta con sé la speranza del domani.
I versi sono accompagnati dalle raffinate e intime illustrazioni di Lucia de Marco.
Questo libro nasce da una medicina. Una medicina che ha squarciato la gabbia della mia psicosi. Quando l’ho presa, improvvisamente mi sono accorto di avere un passato, e che questo passato non si riduceva all’incidente del 2001, nel cui ricordo ero rimasto incapsulato. Improvvisamente rivedevo tutto: ma la mia memoria era stata irrimediabilmente violata, oltraggiata, traumatizzata. Il mio passato apparteneva a un altro. Io non ero più il Marco di prima. Nella mia vita si era creato uno spartiacque…
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