Categoria: | Poesia |
---|
Come erano belle le ali del tempo
10,00 €
Mari ra Calabria, beddu, prima calmu, poi agitatu, culuratu verdi, ropu blu. I to occhi mu ricordunu. Sunnu beddi comu a iddu, amuri meu bellissimu.
10,00 €
Mari ra Calabria, beddu, prima calmu, poi agitatu, culuratu verdi, ropu blu. I to occhi mu ricordunu. Sunnu beddi comu a iddu, amuri meu bellissimu.
Categoria: | Poesia |
---|
Amore / Ombre / Natura / Digressioni dell’Io
La congiunzione delle generazioni è premessa di armonie semplici, ma profonde; lo è anche lo spettacolo della natura e perfino le squassanti pulsioni interiori. Una raccolta di versi da cui traspare l’immacolata ingenuità del sentire puro: in cui amore, ombre dell’anima e riflessioni della mente si mescolano con un incalzare nudo, quasi diaristico, vivificati dalla rima usata sempre argutamente.
Caratteristica dei componimenti poetici giapponesi è la brevitas: solo tre versi rispettivamente di cinque, sette e cinque sillabe, in totale diciassette, senza dimenticare la dimensione naturale, cosmica, che la rende universale; come una specola sul mondo, un osservatorio emotivo, naturale, che si allarga al “noi” ovvero a quell’umanità che veniva al primo posto nella scala dei valori di un bravo medico quale Nicky Brienza è stato.
Nicky è uno stato d’animo, è mille storie, mille sigarette che detestavo e tante chiacchierate. Racconti, incontri, pensieri, promesse, canzoni, gioco. Ricordi di Famiglia. Piccoli segreti. È una voce corposa che risuona dal di dentro e ti parla ancora.
Rilke, nella lettera a un giovane poeta, afferma che un’opera d’arte è buona se nasce da una necessità. Questo mio lavoro non so dire se sarà buono, non lo sarà per i tanti che credono nell’inutilità della poesia, ma, forse, proprio questa gratuità lo rende prezioso; è un esercizio della gratitudine, un gesto concreto che farà “battere cuori”. Nasce dalla necessità e dal bisogno di verità che muove la scrittura, prima che si asciughi la memoria.
A coronamento di un programma di educazione dei giovanissimi su temi di rianimazione cardiopolmonare, parte dei ricavi derivanti dalla vendita del libro sarà devoluta per l’acquisto di un defibrillatore da donare all’associazione “La città che sale” del dott. Emilio Nacci, con il quale Nicky da qualche anno insieme al prof. Tommaso Fiore e, ultimamente, al dott. Nicola D’Onghia, portava avanti un progetto di educazione alla gestione dell’arresto cardiaco nelle scuole.
Questa raccolta di poesie è una selezione di quelle scritte dal 2018 al 2021 ed è pubblicata a distanza di dodici anni dall’ultima (Viandante del mare, Adda Editore, Bari 2009).
Il lungo silenzio di nove anni è stato determinato da un profondo declino di vita che ha soffocato la mia anima. Silenzio sofferto per empatia sprecata che, nel tempo, ha spento in me la poesia. Infine l’alba nasce dalla riconquista del dialogo con me stesso, che mi ha indotto a un sereno approccio con il valore dell’esistenza, mia e degli altri, e che mi ha permesso di affermare che «in fine sto amando».
Questo libro nasce da una medicina. Una medicina che ha squarciato la gabbia della mia psicosi. Quando l’ho presa, improvvisamente mi sono accorto di avere un passato, e che questo passato non si riduceva all’incidente del 2001, nel cui ricordo ero rimasto incapsulato. Improvvisamente rivedevo tutto: ma la mia memoria era stata irrimediabilmente violata, oltraggiata, traumatizzata. Il mio passato apparteneva a un altro. Io non ero più il Marco di prima. Nella mia vita si era creato uno spartiacque…
Una fessura rosa
di luna
e un abbraccio
improvviso
di un bambino
piovono sul mio cuore
emozionandolo.
Savelletri assurge, in questa raccolta, a cuore di un territorio lirico nettato, essenzializzato, vivificato infine da quell’umano miracolo che è, sempre, la parola poetica.
Lo scenario è Bari, una città che scopre, giorno dopo giorno, i negozi che chiudono e le sue strade non più riconoscibili tra crisi e movida. Al centro delle cronache nazionali, il capoluogo pugliese è divenuto un palcoscenico per romanzieri, registi, poeti.
Così l’autore cerca lo spleen di una realtà cittadina rappresentando esistenze vere e disincantate. Appaiono donne e uomini di una contemporaneità raccontata attraverso la vitalità del quartiere Libertà o le ansie di un venditore di call center.
In una prospettiva di oggettività, ecco i profili di un politico corrotto, di un manager senza lavoro, di docenti in crisi, ossia i personaggi di un’opera che vuole essere un bilancio in versi dedicato agli anni dell’incertezza.
In un celebre saggio, apparso su «il manifesto» il 12 ottobre 2006, Lorenzo Imbeni sosteneva che «gli oggetti – vale a dire la realtà artificiale con cui intrecciamo un continuo rapporto nel quotidiano – si pongono come nodi complessi di relazioni attraverso cui esercitiamo il nostro legame operativo con il mondo, un rapporto multidimensionale che si esprime non solo nella funzionalità dei nostri atti fisici, ma anche nei significati simbolici, nelle immagini percettive, nelle relazioni sociali».
Del resto da Husserl in poi l’analisi strutturale dell’esperienza pura e senza mediazioni dei fenomeni
da parte della coscienza ha sempre privilegiato gli oggetti della quotidianità come centro dell’incontro con l’atto percettivo.
Ora queste poche pagine vogliono essere, a loro modo, un contributo allo svelamento dell’occulto che c’è nella esperienza ordinaria, secondo la lezione heideggeriana dell’agire progettante e del “fare con” gli oggetti, invece che del “pensare di” essi, mettendo definitivamente da parte tutto ciò che presumiamo di sapere sulle cose.
Ma forse è solo un gioco.
Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni