Solo tre versi per diciassette sillabe e tanta vibrazione di silenzio compiono e definiscono, senza mediazioni metaforiche e/o sovrastrutture razionalistiche, l’esperienza in sintesi irriproducibile, sensoriale, percettiva e speculativa. È l’haiku.
Dalla prefazione di Joseph Tusiani:
«È una breve silloge di “Haiku,” questa, ma ci si accorge immediatamente che manca del tutto l’atmosfera nipponica che possa renderli familiari e cari ad orecchio orientale. Ci si trova subito nella nostra Puglia piana, nell’Apulia siticulosa di Orazio.
Ma questo concetto come lo esprime il nostro Angelo Di Summa? Con la sete personificata che mostra una terra nell’ora più crudele del giorno canicolare, quella “controra” che forse solo i Pugliesi comprendono e accettano con la speranza di un pietoso refrigerio.
Questo atavico mondo di sofferenza è tutto in questi tre brevi versi: Mostra la sete/La terra di controra./ Solo fantasmi».