Una tematica che sta a cuore a molti genitori riguarda il modo per crescere figli che abbiano una buona stima di sé.
Innanzitutto partiamo dal concetto di “autostima”. Una di quelle parole entrate nel dizionario comune e pertanto inflazionate, che proprio per questo rischia di essere utilizzata senza la reale misura di quello che si intende. Il dizionario riporta la seguente definizione: “Stima di sé, valutazione positiva delle proprie capacità”. Pertanto avere una buona autostima significherà sapersi automotivare, incoraggiarsi, sopravvivere nelle situazioni di difficoltà, è qualcosa di strettamente connesso al concetto di resilienza e anche di successo personale.
Di certo sapere che il proprio figlio davanti alle difficoltà della vita sarà resiliente, ovvero capace di affrontarle e risollevarsi e sapere che sarà capace di motivarsi, incoraggiarsi e orientarsi al successo rappresenta per un genitore un grandissimo sollievo nell’immaginarlo un bambino, un adolescente ed infine un adulto che dovrà misurarsi con se stesso, con gli altri e con la vita in generale.
Ma come genitori in che modo possiamo alimentare tutto questo?
Il ruolo della madre e del padre è fondamentale per determinare il livello di autostima. Da quando siamo bambini ci misuriamo con piccole “prove” della vita e la reazione dei nostri genitori rispetto al modo in cui le affrontiamo determinerà un rinforzo positivo e quindi l’insediamento di una buona visione di sé e delle proprie capacità. Un genitore che non solo non incoraggi ma addirittura screditi, rida degli insuccessi, si sostituisca al figlio, faccia della sottile ironia, lo spinga verso sfide per le quali il suo cervello non è ancora abbastanza maturo, lo paragoni agli altri bambini, faccia pesare su di lui le proprie ansie, non gli consenta di esplorare e misurarsi con la realtà, tema il suo misurarsi con le piccole frustrazioni del fallimento, contribuirà all’insediarsi di un basso livello di autostima.
Ormai i diversi studi psicologici condotti hanno ampiamente dimostrato che siamo il frutto all’incirca al 50% della natura e al 50% dell’ambiente; lo stile educativo che noi adotteremo può fare molto: può pesare in modo significativo, positivamente o negativamente, su quest’ultimo 50%.
In questo “terreno fertile” che ci ritroviamo a dover educare, potremo quindi inserire i giusti fertilizzanti, così come i peggiori pesticidi.
Cosa dice la ricerca neuroscientifica? Quattro sono i principali suggerimenti, in particolare:
- ALLATTARE AL SENO
- PARLARE CON I BAMBINI
- GUIDARLI NEL GIOCO
- LODARE GLI SFORZI ANZICHÉ I RISULTATI
Infine non dimentichiamo il ruolo basilare delle EMOZIONI. A livello neurologico, le emozioni sono come dei post-it che noi mettiamo su ciò che della realtà è rilevante e a cui dobbiamo prestare attenzione. Rappresentano un filtro percettivo al servizio della sopravvivenza. Ci aiutano quindi a prendere decisioni.
Nei bambini questa capacità di regolazione impiega tempo a svilupparsi. Il genitore può agevolare questa consapevolezza emotiva CHIAMANDO PER NOME LE EMOZIONI quando si presentano. Ad esempio se un bambino strilla e batte i piedi per qualcosa che non ha ottenuto, potremo dirgli “Sei molto arrabbiato”.
Le emozioni devono quindi essere riconosciute e chiamate per nome, senza essere giudicate.
Verbalizzare le sensazioni del bambino evidenzia come queste siano state comprese e conferisce loro valore e giusto peso.
Questo linguaggio costituisce un addestramento all’EMPATIA che sarà uno dei più importanti strumenti che il bambino potrà utilizzare con gli altri per costruire relazioni sane, rafforzare un’immagine positiva di sé e aumentare, di conseguenza, la propria autostima.
Dott.ssa Cinzia Ponticelli
Pedagogista – Counselor – Formatrice
Titolare di Education dal Sud, via Dante Alighieri, 214 – 70122 Bari
Grazie per il tempo che hai dedicato alla lettura di questa mia breve riflessione pedagogica!
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Bibliografia per approfondimenti:
Bortolotti A., “E se poi prende il vizio?”, Il leone verde, Torino 2010.
Medina J., “Naturalmente intelligent”, Bollati Boringhieri, Torino 2011.
Ponticelli C., “Il futuro nelle tue mani”, Edizioni dal Sud, Bari 2012.